d'Arte
giovedì 3 settembre 2015
Io e Murphy
Parafrasando nel titolo un noto libro, che non ho letto e mai leggerò, ecco qui il resoconto della prima tappa. E' stato scritto di getto sul cellulare, da solo, in un paesino senza elettricità (scherzo, ma non troppo). Capirete tutto leggendo. Mancano un paio di apostrofi e qualche frase non scorre bene, non lo correggo non per pigrizia o superficialità ma perché credo sia giusto così, prendetelo per quello che è, al naturale.
"Partenza verso le dieci da Ferrara, bici stracarica, tenda, sacco a pelo, cambi e ricambi, mantellina, powerbank, due barroccie, kit per il bagno, asciugamano e anche il filo interdentale, tutto il necessario per trasformare una bici da corsa in un Panzer di venti kg. I primi km scorrono lenti, le gambe non girano, mi faccio coraggio e passano in serie tutti quei paesotti senza personalità lungo la strada Porrettana, paesi in cui anche il nome è presagio di noia, Malalbergo, Altedo, Uccellino, Pegola... Il cartello che indica Bologna ha cifre sempre più piccole e decido come avevo pianificato di deviare per Granarolo (muuu) dell'Emilia e poi Castenaso in modo da evitare Bologna e i suoi orchestrali ed entrare in Appennino dalla parte più pittoresca e ciclabile..ma ma ma..da questo punto in poi un po' di presagi e segni divini andranno a ostacolare il mio percorso... Primo segno di Ptetar, figlio di Zgor: arrivato a Castenaso devo deviare per Ozzano, ne approfitto per fare una sosta e mangiare una focaccina (servita da una ragazza di mamma cinese e papà francese, una stragn..una ragazza molto carina, che mi augura buon viaggio, sapessi ah!), mentre degusto la merenda vedo passare un vigile urbano, ne approfitto per chiedere lumi riguardo alla direzione da prendere, fa "Ah, scusa ma non sono di queste parti!" Eh? Ok, ok, va bene, dovrebbe solo indicarmi la via per Ozzano, e lei "Ah sì Ozzano, guarda prendi la rotonda GRANDE e poi la seconda uscita arrivi subito". Alla parola GRANDE sarei dovuto scappare, e invece sono uno che si fida, purtroppo. Finisco di bere la prima CocaCola della giornata e riprendo la bici, la stragn..la bella ragazza mi saluta con la mano, o forse era un addio avendo ascoltato il consiglio della vigilessa, senza osare un intervento. Arrivo, e non capisco, questa non è una rotonda, non è un cerchio o un ellisse con delle uscite, no, è un loop di asfalto che si interseca con un altro loop, sembra un nastro di Moebius dove auto e camion sono catturati per sempre senza possibilità di uscita. Cerco una via di fuga, impossibile, una volta dentro o pedali o muori. Mi alzo sui pedali, il manubrio con la tenda sembra dotato di vita propria e va dove decide lui, riesco a raggiungere una velocità accettabile per non essere il nuovo stemma del camionista del Diavolo che mi si avvicina pericolosamente alle spalle... vedo la seconda uscita, Imola, Budrio ehhh Are you fuckin' kidding me? Mi fido? Se vado avanti sarò risucchiato per sempre, mi butto. Pedalo credo nella strada più trafficata del nord italia, camion e tir continuano a farmi il pelo, in lontananza per fortuna scorgo l'uscita Ozzano, mi rilasso un attimo e penso di avercela fatta, sono vivo! Vivo! Mentre mi ripeto queste parole vedo pezzi di caschetto da bici per terra..mmm, sento un leggerissimo dolore intercostale, uno spasmo coronarico da fifa credo... abbandono l'andatura da soma e tiro una volata fino all'uscita. Mai più.
Secondo segno: essere giovani non vuol dire un cazzo. Mi fermo per un attimo di sosta, tiro un paio di porcellini e bevo qualcosina. Mi si avvicina un ragazzo, un tipo apposto, troppo apposto. Occhialino, barbettina, mi da del lei! Ragioniere suvvia, ho la faccia da Lei io? Rispondo col tu e lui assorbe il colpo con malcelata disinvoltura. Mi chiede dove vado, gli mostro la mappa e dice "Ah ma guardi via Pellizotti è di là!" Guardi? Ah è congiuntivo! Ok, grazie..intanto passa una coppia di arabi, marito e moglie, ovviamente lei rompe i coglioni e si lamenta, ovviamente lo fa in arabo, ma la faccia del marito era in modalità Google Translate. Giro la bici e seguo le indicazioni, al cartello Maggio devo svoltare a destra, arrivo vedo il cartello e... Via S.Pietro! Ovviamente lo chiamo subito in causa e noto una certa variazione nella forma delle nubi... Basta, mi sono rotto i didimi! Accendo il navigatore, imposto la destinazione e il tipo di percorso, evito quello per Auto, quello per bici non è disponibile e allora la scelta si restringe alla modalità A piedi, tanto vuoi che sia così sfigato da..
Punto numero tre: se qualcosa può andare storto lo farà.
Seguo pedissequamente le indicazioni della signorina nell'auricolare, svolta a dx, svolta a sn, tutto fila liscio. Poi improvvisamente inizia a diventare sempre più taciturna, chissà cosa starà architettando...e infatti..Svolta in via Guido Guidi, eccolalla! Non è una via, è un tratturo di ghiaia e pietrisco di dimensioni medio-grandi, con gli pneumatici da 21mm gonfiati a 8 atmosfere è un suicidio, tornare indietro di 20 km anche, ecco che quindi come un tordo mi sono infilato da solo nella tela della Stronza. Decido di andare avanti comunque, rimbalzo di pietra in pietra fino a quando non divento completamente bianco, dopo dieci minuti vedo l'asfalto in lontananza e benedico il catrame, vaffanculo la CO2 risparmiata, ho una voglia matta di inquinare qualcosa adesso.
Se siete giunti fino a questo punto, vi sarete chiesti il perché dunque di questo pistolotto, se sono in viaggio perché perdo tutto questo tempo a scrivere ecco, adesso viene il bello, bellostocazzo... Ormai ho fatto quasi 80 km tra una deviazione e l'altra, mancano poco più di 30 km al camping e nonostante tutto mi sento ancora in forma, le gambe in salita girano, il fiato tiene, tutto lascia sperare che la meta sia vicina e invece.. Premessa, ho percorso qualche km in bici nella mia vita, mi è capitato di tutto, sono caduto, ho pedalato con la neve e sotto la pioggia in quota, insieme al mio bro ho affrontato tante salite e mai è successo qualcosa a parte qualche foratura o qualche piccolo problemino ai freni... Stavolta invece si è rotto il cambio in due, mentre ero in salita, da solo e lontano da casa. Si è infilato nella ruota e sono rimasto bloccato nel mezzo della salita, ho dovuto smontare la ruota e il cambio, legare il filo al telaio, infilare alla meno peggio la catena e scendere giù. Ero quasi arrivato a destinazione, ero felice e invece adesso sono seduto su una panchina in plastica di un bar chiuso per ferie fino al 10/09, in un paesino sperduto tra i colli, a scrivere quanto sfiga ho, aspettando che vengano a prendermi. Anche se a dire il vero sono contento lo stesso, si viaggia per una storia, altrimenti si è solo turisti."
martedì 1 settembre 2015
Una bici, due gambe, un piccolo viaggio
Parto domani per un piccolo viaggio in bici, anzi in bikepacking che vuol dire tenda legata al manubrio, borsa sottosella con tutto il nécessaire per il pernottamento all'aperto e tanta voglia di arrivare... A dire il vero c'è anche tanta paura di non farcela e credo che stasera sognerò un enorme mostro a due teste chiamato Appennino tosco-emiliano :D
Stay tuned
sabato 21 febbraio 2015
Terza persona, giorno di pioggia, ombrello cinese.
Improvvisamente la strada andò restringendosi e si ritrovò
a camminare per un pensiero sottilissimo, equilibrista della mente che non può
sfuggire ai suoi ricordi fatti di corda. Incerto andò avanti, passo dopo passo,
fra le immagini della sua vita. Poi ad un tratto il suo riflesso lo riportò alla
realtà, specchio di pozzanghera e anima, negli occhi di acqua sporca.
Guardarsi così tremolante lo fece sorridere.
Ai lati del marciapiede, enormi plumbee anguille, continuavano a infilarsi sinuose fra i tombini, riflettendo sul dorso lampioni e luci. Altre scendendo dai tetti, veloci e serpeggianti, sibilando fra i tubi di rame si unirono alle loro sorelle. Sporche di tetto, sature di smog, acqua che lava i peccati. Così sembrava che andassero nell’Ade dopo essersi macchiate di uomo.
Quante strade senza fine, percorsi della mente. Ad ogni passo un ammaraggio.
Le guance continuavano a freddarsi e i pensieri si affilavano, nel cono di salvezza dell’ombrello che l’ennesimo colpo d’ali fece parabola.L’acqua gli bagnò il viso, le labbra, dolce. Per un attimo chiuse gli occhi.“Perché mi guardi così?”“Perché mi pare impossibile.”“Che cosa?”“Pensavo... Invece ora… Sai credevo fossi irraggiungibile.”
Bacio dal cielo, sogno che strazi. Pioggia che ami.
Si lasciarono così, fra il desiderio che andava evaporando e un sorriso, punto bianco nella notte. Che cosa sarà mai questa attesa? Perché dedalo di vita non ti mostri? Fuggi! Fuggi! Anche un labirinto dall’alto non fa più paura.
Rob.
Guardarsi così tremolante lo fece sorridere.
Ai lati del marciapiede, enormi plumbee anguille, continuavano a infilarsi sinuose fra i tombini, riflettendo sul dorso lampioni e luci. Altre scendendo dai tetti, veloci e serpeggianti, sibilando fra i tubi di rame si unirono alle loro sorelle. Sporche di tetto, sature di smog, acqua che lava i peccati. Così sembrava che andassero nell’Ade dopo essersi macchiate di uomo.
Quante strade senza fine, percorsi della mente. Ad ogni passo un ammaraggio.
Le guance continuavano a freddarsi e i pensieri si affilavano, nel cono di salvezza dell’ombrello che l’ennesimo colpo d’ali fece parabola.L’acqua gli bagnò il viso, le labbra, dolce. Per un attimo chiuse gli occhi.“Perché mi guardi così?”“Perché mi pare impossibile.”“Che cosa?”“Pensavo... Invece ora… Sai credevo fossi irraggiungibile.”
Bacio dal cielo, sogno che strazi. Pioggia che ami.
Si lasciarono così, fra il desiderio che andava evaporando e un sorriso, punto bianco nella notte. Che cosa sarà mai questa attesa? Perché dedalo di vita non ti mostri? Fuggi! Fuggi! Anche un labirinto dall’alto non fa più paura.
venerdì 13 febbraio 2015
Le Metamorfosi di Ovidio "La caduta di Fetonte" - Metamorphoses by Ovid "The fall of Phaeton"
Sebastiano Ricci - La caduta di Fetonte - Pinacoteca del Museo Civico di Belluno |
Museo Civico
piazza Duomo, 16
32100 Belluno – IT
32100 Belluno – IT
Tel. 0437-913282 Fax: 0437-944836
e-mail: museo@comune.belluno.it
Interactive Street View image. e-mail: museo@comune.belluno.it
Sed neque quas posset terris inducere nubes
tunc habuit, nec quos caelo demitteret imbres: 310
intonat et dextra libratum fulmen ab aure
misit in aurigam pariterque animaque rotisque
expulit et saevis conpescuit ignibus ignes.
consternantur equi et saltu in contraria facto
colla iugo eripiunt abruptaque lora relinquunt: 315
illic frena iacent, illic temone revulsus
axis, in hac radii fractarum parte rotarum
sparsaque sunt late laceri vestigia currus.
At Phaethon rutilos flamma populante capillos
volvitur in praeceps longoque per aera tractu 320
fertur, ut interdum de caelo stella sereno
etsi non cecidit, potuit cecidisse videri.
quem procul a patria diverso maximus orbe
excipit Eridanus fumantiaque abluit ora.
Naides Hesperiae trifida fumantia flamma 325
corpora dant tumulo, signant quoque carmine saxum:
hic : sitvs : est : phaethon : cvrrvs : avriga : paterni
qvem : si : non : tenvit : magnis : tamen : excidit : avsis
Ma in quel momento non gli servirono nubi
per coprire la terra, né pioggia che cadesse dal cielo:
tuonò, e librato un fulmine alto sulla destra,
lo lanciò contro l'auriga, sbalzandolo dal cocchio
e dalla vita, e con la furia del fuoco il fuoco represse.
Atterriti s'impennano i cavalli e con un balzo sciolgono
il collo dal giogo, spezzano i finimenti e fuggono.
Qui cadono i morsi, più in là l'asse divelto del timone,
da questa parte i raggi delle ruote fracassate e ciò che resta
del cocchio in frantumi è disseminato in ogni luogo.
Fetonte, con le fiamme che gli divorano i capelli di fuoco,
precipita vorticosamente su sé stesso e lascia nell'aria
una lunga scia, come a volte una stella che sembra
cadere, anche se in verità non cade, dal cielo sereno.
Lontano dalla patria, in un'altra parte del mondo,
l'accoglie l'immenso Erìdano, che gli deterge il viso fumante.
Le Naiadi d'Occidente seppelliscono il corpo incenerito
dal fulmine a tre punte e sulla lapide incidono questi versi:
"Qui giace Fetonte, auriga del cocchio di suo padre;
e se non seppe guidarlo, pure egli cadde in una grande impresa".
Now he has no clouds to cover the earth, or rain to shower from the sky. He thundered, and balancing a lightning bolt in his right hand threw it from eye-level at the charioteer, removing him, at the same moment, from the chariot and from life, extinguishing fire with fierce fire. Thrown into confusion the horses, lurching in different directions, wrench their necks from the yoke and throw off the broken harness. Here the reins lie, there the axle torn from the pole, there the spokes of shattered wheels, and the fragments of the wrecked chariot are flung far and wide.
But Phaethon, flames ravaging his glowing hair, is hurled headlong, leaving a long trail in the air, as sometimes a star does in the clear sky, appearing to fall although it does not fall. Far from his own country, in a distant part of the world, the river god Eridanus takes him from the air, and bathes his smoke-blackened face. There the Italian nymphs consign his body, still smoking from that triple-forked flame, to the earth, and they also carve a verse in the rock:
HERE PHAETHON LIES WHO THE SUN’S JOURNEY MADE
DARED ALL THOUGH HE BY WEAKNESS WAS BETRAYED
tunc habuit, nec quos caelo demitteret imbres: 310
intonat et dextra libratum fulmen ab aure
misit in aurigam pariterque animaque rotisque
expulit et saevis conpescuit ignibus ignes.
consternantur equi et saltu in contraria facto
colla iugo eripiunt abruptaque lora relinquunt: 315
illic frena iacent, illic temone revulsus
axis, in hac radii fractarum parte rotarum
sparsaque sunt late laceri vestigia currus.
At Phaethon rutilos flamma populante capillos
volvitur in praeceps longoque per aera tractu 320
fertur, ut interdum de caelo stella sereno
etsi non cecidit, potuit cecidisse videri.
quem procul a patria diverso maximus orbe
excipit Eridanus fumantiaque abluit ora.
Naides Hesperiae trifida fumantia flamma 325
corpora dant tumulo, signant quoque carmine saxum:
hic : sitvs : est : phaethon : cvrrvs : avriga : paterni
qvem : si : non : tenvit : magnis : tamen : excidit : avsis
Ma in quel momento non gli servirono nubi
per coprire la terra, né pioggia che cadesse dal cielo:
tuonò, e librato un fulmine alto sulla destra,
lo lanciò contro l'auriga, sbalzandolo dal cocchio
e dalla vita, e con la furia del fuoco il fuoco represse.
Atterriti s'impennano i cavalli e con un balzo sciolgono
il collo dal giogo, spezzano i finimenti e fuggono.
Qui cadono i morsi, più in là l'asse divelto del timone,
da questa parte i raggi delle ruote fracassate e ciò che resta
del cocchio in frantumi è disseminato in ogni luogo.
Fetonte, con le fiamme che gli divorano i capelli di fuoco,
precipita vorticosamente su sé stesso e lascia nell'aria
una lunga scia, come a volte una stella che sembra
cadere, anche se in verità non cade, dal cielo sereno.
Lontano dalla patria, in un'altra parte del mondo,
l'accoglie l'immenso Erìdano, che gli deterge il viso fumante.
Le Naiadi d'Occidente seppelliscono il corpo incenerito
dal fulmine a tre punte e sulla lapide incidono questi versi:
"Qui giace Fetonte, auriga del cocchio di suo padre;
e se non seppe guidarlo, pure egli cadde in una grande impresa".
Now he has no clouds to cover the earth, or rain to shower from the sky. He thundered, and balancing a lightning bolt in his right hand threw it from eye-level at the charioteer, removing him, at the same moment, from the chariot and from life, extinguishing fire with fierce fire. Thrown into confusion the horses, lurching in different directions, wrench their necks from the yoke and throw off the broken harness. Here the reins lie, there the axle torn from the pole, there the spokes of shattered wheels, and the fragments of the wrecked chariot are flung far and wide.
But Phaethon, flames ravaging his glowing hair, is hurled headlong, leaving a long trail in the air, as sometimes a star does in the clear sky, appearing to fall although it does not fall. Far from his own country, in a distant part of the world, the river god Eridanus takes him from the air, and bathes his smoke-blackened face. There the Italian nymphs consign his body, still smoking from that triple-forked flame, to the earth, and they also carve a verse in the rock:
HERE PHAETHON LIES WHO THE SUN’S JOURNEY MADE
DARED ALL THOUGH HE BY WEAKNESS WAS BETRAYED
Translated by Sir Samuel Garth, John Dryden, et al
http://classics.mit.edu/Ovid/metam.html
http://classics.mit.edu/Ovid/metam.html
mercoledì 18 giugno 2014
Le metamorfosi di Ovidio "Apollo e Dafne" - Metamorphoses by Ovid "Apollo and Daphne"
Hanc quoque Phoebus amat positaque in stipite dextra
sentit adhuc trepidare novo sub cortice pectus
conplexusque suis ramos ut membra lacertis 555
oscula dat ligno; refugit tamen oscula lignum.
cui deus 'at, quoniam coniunx mea non potes esse,
arbor eris certe' dixit 'mea! semper habebunt
te coma, te citharae, te nostrae, laure, pharetrae;
tu ducibus Latiis aderis, cum laeta Triumphum 560
vox canet et visent longas Capitolia pompas;
postibus Augustis eadem fidissima custos
ante fores stabis mediamque tuebere quercum,
utque meum intonsis caput est iuvenale capillis,
tu quoque perpetuos semper gere frondis honores!' 565
finierat Paean: factis modo laurea ramis
adnuit utque caput visa est agitasse cacumen
Apollo e Dafne (Bernini) |
Anche così Febo l'ama e, poggiata la mano sul tronco,
sente ancora trepidare il petto sotto quella nuova corteccia
e, stringendo fra le braccia i suoi rami come un corpo,
ne bacia il legno, ma quello ai suoi baci ancora si sottrae.
E allora il dio: «Se non puoi essere la sposa mia,
sarai almeno la mia pianta. E di te sempre si orneranno,
o alloro, i miei capelli, la mia cetra, la faretra;
e il capo dei condottieri latini, quando una voce esultante
intonerà il trionfo e il Campidoglio vedrà fluire i cortei.
Fedelissimo custode della porta d'Augusto,
starai appeso ai suoi battenti per difendere la quercia in mezzo.
E come il mio capo si mantiene giovane con la chioma intonsa,
anche tu porterai il vanto perpetuo delle fronde!».
Qui Febo tacque; e l'alloro annuì con i suoi rami
appena spuntati e agitò la cima, quasi assentisse col capo.
Yet Phoebus loves her still, and casting round
Her bole, his arms, some little warmth he found.
The tree still panted in th' unfinish'd part:
Not wholly vegetive, and heav'd her heart.
He fixt his lips upon the trembling rind;
It swerv'd aside, and his embrace declin'd.
To whom the God, Because thou canst not be
My mistress, I espouse thee for my tree:
Be thou the prize of honour, and renown;
The deathless poet, and the poem, crown.
Thou shalt the Roman festivals adorn,
And, after poets, be by victors worn.
Thou shalt returning Caesar's triumph grace;
When pomps shall in a long procession pass.
Wreath'd on the posts before his palace wait;
And be the sacred guardian of the gate.
Secure from thunder, and unharm'd by Jove,
Unfading as th' immortal Pow'rs above:
And as the locks of Phoebus are unshorn,
So shall perpetual green thy boughs adorn.
The grateful tree was pleas'd with what he said;
And shook the shady honours of her head.
martedì 3 giugno 2014
Le metamorfosi di Ovidio 'Deucalione e Pirra" - Metamorphoses by Ovid 'Deucalion and Pyrrha"
Deucalione e Pirra, Botalla Giovanni Maria detto Il Raffaellino Biografia breve |
S'incamminano, velandosi il capo, sciogliendo
le vesti, e ubbidendo, lanciano pietre alle spalle sui loro passi.
E i sassi (chi lo crederebbe se non l'attestasse il tempo antico?)
cominciarono a perdere la loro rigida durezza,
ad ammorbidirsi a poco a poco e, ammorbiditi, a prendere forma.
Poi, quando crebbero e più duttile si fece la natura loro,
fu possibile in questi intravedere forme umane,
ancora imprecise, come se fossero abbozzate
nel marmo, in tutto simili a statue appena iniziate.
E se in loro v'era una parte umida di qualche umore
o di terriccio, fu usata a formare il corpo;
ciò che era solido e rigido fu mutato in ossa;
quelle che erano vene, rimasero con lo stesso nome.
E in breve tempo, per volere degli dei, i sassi
scagliati dalla mano dell'uomo assunsero l'aspetto di uomini,
mentre dai lanci della donna la donna rinacque.
Descending from the mount, they first unbind
Their vests, and veil'd, they cast the stones behind:
The stones (a miracle to mortal view,
But long tradition makes it pass for true)
Did first the rigour of their kind expel,
And suppled into softness, as they fell;
Then swell'd, and swelling, by degrees grew warm;
And took the rudiments of human form.
Imperfect shapes: in marble such are seen,
When the rude chizzel does the man begin;
While yet the roughness of the stone remains,
Without the rising muscles, and the veins.
The sappy parts, and next resembling juice,
Were turn'd to moisture, for the body's use:
Supplying humours, blood, and nourishment;
The rest, too solid to receive a bent,
Converts to bones; and what was once a vein,
Its former name and Nature did retain.
Metamorphoses By Ovid
Translated by Sir Samuel Garth, John Dryden, et al
http://classics.mit.edu/Ovid/metam.html
domenica 1 giugno 2014
La morte di Laocoonte - The death of Laocoön
"Laocoon, ductus Neptuno sorte sacerdos,
sollemnis taurum ingentem mactabat ad aras.
ecce autem gemini a Tenedo tranquilla per alta
(horresco referens) immensis orbibus angues
incumbunt pelago pariterque ad litora tendunt; 205
pectora quorum inter fluctus arrecta iubaeque
sanguineae superant undas, pars cetera pontum
pone legit sinuatque immensa uolumine terga.
fit sonitus spumante salo; iamque arua tenebant
ardentisque oculos suffecti sanguine et igni 210
sibila lambebant linguis uibrantibus ora.
diffugimus uisu exsangues. illi agmine certo
Laocoonta petunt; et primum parua duorum
corpora natorum serpens amplexus uterque
implicat et miseros morsu depascitur artus; 215
post ipsum auxilio subeuntem ac tela ferentem
corripiunt spirisque ligant ingentibus; et iam
bis medium amplexi, bis collo squamea circum
terga dati superant capite et ceruicibus altis.
ille simul manibus tendit diuellere nodos 220
perfusus sanie uittas atroque ueneno,
clamores simul horrendos ad sidera tollit:
qualis mugitus, fugit cum saucius aram
taurus et incertam excussit ceruice securim.
at gemini lapsu delubra ad summa dracones 225
effugiunt saeuaeque petunt Tritonidis arcem,
sub pedibusque deae clipeique sub orbe teguntur."
"Laocoonte, estratto a sorte come sacerdote di Nettuno, macellava come ogni anno un grande toro sugli altari. Ed ecco che invece due serpenti gemelli (inorridisco a raccontarlo) dalle immense spire, provenienti da Tenedo attraverso le acque tranquille, incombono nel mare, e si dirigono insieme verso le coste; i loro petti, eretti tra i flutti, e le loro creste scarlatte sovrastano le onde; la parte rimanente si aggomitola nelle acque, e le schiene, di volume immenso, si curvano. Incomincia un rumore nel mare spumante; e già occupavano i campi, e tinti negli occhi ardenti di sangue e fuoco, le bocche sibilanti li lambivano con le lingue vibranti. Fuggiamo esangui alla vista. Essi, a colpo sicuro, si dirigono verso Laocoonte; e per prima cosa i serpenti, abbracciati i piccoli corpi dei due figli, li cingono, e con un morso sbranano le misere membra; poi afferrano lui stesso, che sopraggiunge in aiuto e porta dei dardi, e lo imprigionano con le grandi spire; e dopo averlo ghermito due volte alla vita, e circondato due volte al collo con le schiene squamose, lo sovrastano con le nuche e le alte teste. Intanto egli cerca con le mani di sciogliere i nodi, pieno nelle bende di bava e nero veleno, e intanto solleva alle stelle grida orrende: come i muggiti del toro, quando fuggiva ferito dall'altare e scuoteva via la scure malferma.
Ma i serpenti gemelli fuggono a nuoto verso i grandi templi, e si dirigono alla rocca della crudele Tritonide, e si nascondono sotto i piedi della dea e il cerchio dello scudo."
"Here another great fear (O miserable story!) terrifies our blind spirit. Laocoon, made by fortune a priest of Neptune, was sacrificing a fierce bull to an altar on the shore. Then twin mighty serpents, pressing from the sea, run to the shore from the insular. And now they were holding the lan and, eyes blazing with fire, were licking their mouths with their hissing tongues.
The whole of us flee; they aim at Laocoon and his son. At first, they catch and kill and devour the bodies of two small boys. They then snatch their brave father, who was running to his miserable boys, and hold and overcome with great coils. He could neither flee nor defend himself from his great wounds, and he himself just as the bull on the altar, raised horrible screams to the sky. At the same time the serpents flee, and seek shelter in the field ofkeen Menerava.
Because Laocoon had thrown a spear into the horse of Minerva, we have though that he had erred and had to pay the penalty; we have been ignorant of the truth. We opened the gate and received that horse into the city; and boys and girls-- O great country, O great gods, O Troy-- they rejoice to touch it. And we rejoice to miserable ourselves, too, to whom that day were the final and also to whom therewill be no relief."
sollemnis taurum ingentem mactabat ad aras.
ecce autem gemini a Tenedo tranquilla per alta
(horresco referens) immensis orbibus angues
incumbunt pelago pariterque ad litora tendunt; 205
pectora quorum inter fluctus arrecta iubaeque
sanguineae superant undas, pars cetera pontum
pone legit sinuatque immensa uolumine terga.
fit sonitus spumante salo; iamque arua tenebant
ardentisque oculos suffecti sanguine et igni 210
sibila lambebant linguis uibrantibus ora.
diffugimus uisu exsangues. illi agmine certo
Laocoonta petunt; et primum parua duorum
corpora natorum serpens amplexus uterque
implicat et miseros morsu depascitur artus; 215
post ipsum auxilio subeuntem ac tela ferentem
corripiunt spirisque ligant ingentibus; et iam
bis medium amplexi, bis collo squamea circum
terga dati superant capite et ceruicibus altis.
ille simul manibus tendit diuellere nodos 220
perfusus sanie uittas atroque ueneno,
clamores simul horrendos ad sidera tollit:
qualis mugitus, fugit cum saucius aram
taurus et incertam excussit ceruice securim.
at gemini lapsu delubra ad summa dracones 225
effugiunt saeuaeque petunt Tritonidis arcem,
sub pedibusque deae clipeique sub orbe teguntur."
"Laocoonte, estratto a sorte come sacerdote di Nettuno, macellava come ogni anno un grande toro sugli altari. Ed ecco che invece due serpenti gemelli (inorridisco a raccontarlo) dalle immense spire, provenienti da Tenedo attraverso le acque tranquille, incombono nel mare, e si dirigono insieme verso le coste; i loro petti, eretti tra i flutti, e le loro creste scarlatte sovrastano le onde; la parte rimanente si aggomitola nelle acque, e le schiene, di volume immenso, si curvano. Incomincia un rumore nel mare spumante; e già occupavano i campi, e tinti negli occhi ardenti di sangue e fuoco, le bocche sibilanti li lambivano con le lingue vibranti. Fuggiamo esangui alla vista. Essi, a colpo sicuro, si dirigono verso Laocoonte; e per prima cosa i serpenti, abbracciati i piccoli corpi dei due figli, li cingono, e con un morso sbranano le misere membra; poi afferrano lui stesso, che sopraggiunge in aiuto e porta dei dardi, e lo imprigionano con le grandi spire; e dopo averlo ghermito due volte alla vita, e circondato due volte al collo con le schiene squamose, lo sovrastano con le nuche e le alte teste. Intanto egli cerca con le mani di sciogliere i nodi, pieno nelle bende di bava e nero veleno, e intanto solleva alle stelle grida orrende: come i muggiti del toro, quando fuggiva ferito dall'altare e scuoteva via la scure malferma.
Ma i serpenti gemelli fuggono a nuoto verso i grandi templi, e si dirigono alla rocca della crudele Tritonide, e si nascondono sotto i piedi della dea e il cerchio dello scudo."
"Here another great fear (O miserable story!) terrifies our blind spirit. Laocoon, made by fortune a priest of Neptune, was sacrificing a fierce bull to an altar on the shore. Then twin mighty serpents, pressing from the sea, run to the shore from the insular. And now they were holding the lan and, eyes blazing with fire, were licking their mouths with their hissing tongues.
The whole of us flee; they aim at Laocoon and his son. At first, they catch and kill and devour the bodies of two small boys. They then snatch their brave father, who was running to his miserable boys, and hold and overcome with great coils. He could neither flee nor defend himself from his great wounds, and he himself just as the bull on the altar, raised horrible screams to the sky. At the same time the serpents flee, and seek shelter in the field ofkeen Menerava.
Because Laocoon had thrown a spear into the horse of Minerva, we have though that he had erred and had to pay the penalty; we have been ignorant of the truth. We opened the gate and received that horse into the city; and boys and girls-- O great country, O great gods, O Troy-- they rejoice to touch it. And we rejoice to miserable ourselves, too, to whom that day were the final and also to whom therewill be no relief."
sabato 24 maggio 2014
Tom Keating il grande falsario buono
"In an obscure corner of the British art market, canny collectors are queuing up to buy genuine fakes, painted by the country's most famous forger."
Tom Keating è stato uno dei più grandi falsari al mondo, un falsario "buono", spinto dalla superficialità mondana del mercato dell'arte a dipingere oltre duemila tele 'false", di oltre cento artisti diversi e altrettanto famosi.
Respinto dal mercato come artista con la propria firma, decide di dare una lezione ai critici contemporanei, e lo fa nel modo più elegante che ci possa essere. In ogni tela contraffatta inserisce dei dettagli per cui possa essere riconosciuta, dal bianco sotto la vernice visibile solo ai raggi x, a dettagli anacronistici rispetto alla datazione presunta del dipinto. E per molti molti anni le sue opere furono vendute nelle più famose gallerie di tutto il mondo...
Arrestato dopo aver confessato spontaneamente, non sarebbe mai stato scoperto altrimenti, la sua confessione deve essere vista come la parte finale della sua grande opera, come per dire 'Eccomi sono io, sono Turner e sono Degas, sono Tiziano e Rembrandt' fu arrestato e rilasciato dopo poco per le sue condizioni precarie di salute.
Si rifiutò di fare un elenco di tutte le opere contraffatte, pensateci quando andate in un museo, o ascoltate invaghiti la descrizione di un critico sulla 'potenza' della pennellata unica e irriproducibile di qualche artista...
Diventò famoso e come potere intuire dall'incipit anche finalmente apprezzato, prima della sua ultima pennellata nel 1984.
Qui alcuni video molto interessanti, dove lui stesso mostra come realizzasse le sue opere. Il video su Turner è spettacolare, gotevelo.
Tom Keating è stato uno dei più grandi falsari al mondo, un falsario "buono", spinto dalla superficialità mondana del mercato dell'arte a dipingere oltre duemila tele 'false", di oltre cento artisti diversi e altrettanto famosi.
Respinto dal mercato come artista con la propria firma, decide di dare una lezione ai critici contemporanei, e lo fa nel modo più elegante che ci possa essere. In ogni tela contraffatta inserisce dei dettagli per cui possa essere riconosciuta, dal bianco sotto la vernice visibile solo ai raggi x, a dettagli anacronistici rispetto alla datazione presunta del dipinto. E per molti molti anni le sue opere furono vendute nelle più famose gallerie di tutto il mondo...
Arrestato dopo aver confessato spontaneamente, non sarebbe mai stato scoperto altrimenti, la sua confessione deve essere vista come la parte finale della sua grande opera, come per dire 'Eccomi sono io, sono Turner e sono Degas, sono Tiziano e Rembrandt' fu arrestato e rilasciato dopo poco per le sue condizioni precarie di salute.
Si rifiutò di fare un elenco di tutte le opere contraffatte, pensateci quando andate in un museo, o ascoltate invaghiti la descrizione di un critico sulla 'potenza' della pennellata unica e irriproducibile di qualche artista...
Diventò famoso e come potere intuire dall'incipit anche finalmente apprezzato, prima della sua ultima pennellata nel 1984.
Qui alcuni video molto interessanti, dove lui stesso mostra come realizzasse le sue opere. Il video su Turner è spettacolare, gotevelo.
martedì 28 gennaio 2014
giovedì 23 gennaio 2014
Bazille, lo studente di medicina.
(Paris, 1864)
My reason for going so long without writing to you, dear Papa, is, I have to admit, that I didn't dare tell you about my exams and I give you the details of why I failed. There was not much other news and I see from your letter that you were annoyed with me.
As I told you, I was failed on my dissection, although it wasn't too bad... [...]
I'm afraid , dear Papa, that you're displeased at my devoting myself to painting.
Mall of Aigues-Mortes 1867 |
Family Reunion 1866 |
The terrace at Méric 1867 |
Reclining nude. 1864 |
lunedì 20 gennaio 2014
Il respinto
Vorrei cominciare, con questo post, una serie che segua l'evoluzione e la storia dell'Impressionismo.
Mi limiterò a mettere solo le immagini del quadro, un link veloce su Wikipedia e Wikimedia commons.
Mi limiterò a mettere solo le immagini del quadro, un link veloce su Wikipedia e Wikimedia commons.
Come fonte principale userò un libro di John_Rewald "La storia dell'Impressionismo" ed altri libri che comunque verranno sempre citati. Non vuole essere un blog di storia dell'arte, semplicemente vorrei dare un ordine cronologico alle opere e qualche aneddoto interessante sull'opera "del giorno" tratto appunto dal libro sopracitato o da altri. Buona visione!
Nota : cliccando sull'immagine del quadro si può visualizzarla a schermo intero.Venezia - Thomas Moran
domenica 19 gennaio 2014
Venezia sta sull'acqua - Claude Monet
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