sabato 21 febbraio 2015

Terza persona, giorno di pioggia, ombrello cinese.

Improvvisamente la strada andò restringendosi e si ritrovò a camminare per un pensiero sottilissimo, equilibrista della mente che non può sfuggire ai suoi ricordi fatti di corda. Incerto andò avanti, passo dopo passo, fra le immagini della sua vita. Poi ad un tratto il suo riflesso lo riportò alla realtà, specchio di pozzanghera e anima, negli occhi di acqua sporca.

Guardarsi così tremolante lo fece sorridere.


Ai lati del marciapiede, enormi plumbee anguille, continuavano a infilarsi sinuose fra i tombini, riflettendo sul dorso lampioni e luci.  Altre scendendo dai tetti, veloci e serpeggianti, sibilando fra i tubi di rame si unirono alle loro sorelle. Sporche di tetto, sature di smog, acqua che lava i peccati. Così sembrava che andassero nell’Ade dopo essersi macchiate di uomo.


Quante strade senza fine, percorsi della mente. Ad ogni passo un ammaraggio.


Le guance continuavano a freddarsi e i pensieri si affilavano, nel cono di salvezza dell’ombrello che l’ennesimo colpo d’ali fece parabola.L’acqua gli bagnò il viso, le labbra, dolce. Per un attimo chiuse gli occhi.“Perché mi guardi così?”“Perché mi pare impossibile.”“Che cosa?”“Pensavo... Invece ora… Sai credevo fossi irraggiungibile.”


Bacio dal cielo, sogno che strazi. Pioggia che ami.


Si lasciarono così, fra il desiderio che andava evaporando e un sorriso, punto bianco nella notte. Che cosa sarà mai questa attesa? Perché dedalo di vita non ti mostri? Fuggi! Fuggi! Anche un labirinto dall’alto non fa più paura.



Rob.
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